Lo Yoga è una scienza, una filosofia e un'arte.
Scienza perché se praticata bene ci da dei profondi cambiamenti, sul piano fisico, sul piano energetico e sul piano mentale e spirituale.
Lo Yoga, come afferma Patanjali, colui che lo ha strutturato in 196 sutra (versi), si basa su otto passi (stadi): Yama, Niyama, asana, pranayama, pratihara, dharana, dhyana e samadhi, e il sutra del secondo pada, 29° verso, tratta bene di questi anga (o parti).
Infatti lo Yoga che tratta Patanjali è l'Astanga Yoga, cioè lo Yoga degli otto passi, detto anche Raja Yoga, cioè Yoga Regale.
Attraverso questi passi ci si eleva al livello di consapevolezza e questo porta un grande appagamento interiore.
Lo Yoga è anche una filosofia, in quanto ci rende chiaro il cammino che dobbiamo percorrere e ci fa mettere a fuoco quali sono le difficoltà da superare.
Leggendo il commento di Iyengar sui Sutra di Patanjali, sono rimasto affascinato da tanti commenti tra cui quello del Sutra 1.2 in cui si afferma che lo Yoga è la cessazione dei movimenti nella Coscienza, poi continuando nel Sutra 1.3 si afferma che con la cessazione dei movimenti della Coscienza dimora nello splendore suo proprio. Il Sutra 1.12 dice che la pratica ed il distacco calmano i movimenti della mente. L'1.23 dice: "Isvara pranidhanà và" che significa che la Chitta può essere controllata con la meditazione profonda. Nel 2.11 dice che le fluttuazioni possono essere vinte con Dhyana.
Non dimentichiamo che la base dello Yoga sono anche le asana. Esse ci rafforzano, ci disciplinano, ci purificano e ci rendono stabili. E nel sutra 2.46 e 2.47 Patanjali parla delle asana e del modo di eseguirle. Infatti lui afferma che l'asana è perfetta stabilità del corpo, perseveranza dell'intelletto e buona disposizione dello spirito.
Nel Sutra 2.49 - 52 - 53 parla del pranayama. Egli dice: "Il pranayama rimuove il velo che copre la luce della conoscenza e preannuncia il sorgere della saggezza. In quel momento la mente diventa adatta alla concentrazione (Dharana)." Da questo momento in poi ha inizio il viaggio verso il proprio centro (Conoscere se stessi).
Il fine dello Yoga è donare una buona salute: fisica, energetica e mentale. Patanjali, il maestro dell'astanga Yoga, attraverso gli otto passi (Yama, niyama, asana, pranayama, pratihara, dharana, dhyana e samadhi) ci porta a questa meta.
Per mezzo delle asana il corpo viene educato, modellato, irrobustito, disciplinato e purificato, per prepararlo poi all'altro passo, al gradino successivo: il Pranayama. La base fondamentale dello Yoga, come dice il grande maestro Iyengar, sono le asana, perché danno stabilità, flessibilità, armonia e anche salute a tutto il corpo. Il passo successivo è il Pranayama. Dopo avere praticato per molti mesi le posture, il corpo è pronto per il Pranayama, la tecnica di respirazione. Attraverso i vari tipi di Pranayama, soprattutto Ujjay Pranayama noi puliamo i nadi, i canali energetici, in modo che l'energia possa scorrere liberamente. Il Pranayama, oltre a portare una maggiore quantità di ossigeno per purificare il sangue dalle scorie tossiche, pulisce questi condotti dai depositi di scorie varie e permette all'energia di arrivare anche alle parti periferiche del corpo.
Il Pranayama è il ponte fra corpo e anima. Esso ha anche la funzione di pulire le coperture della mente e anche di rompere gli schemi negativi mentali. Patanjali, nel verso 2.52 dei Sutra dice: Tatha ksiyate prakasa avaranam "le impurità della mente vengono cancellate e l'uomo si apre a una conoscenza e saggezza superiore". Dopo avere praticato per molto tempo asana e pranayama giungiamo al quinto stadio dello Yoga, il pratyahara. Nello stadio di pratyahara i sensi sono così purificati che non cercano la gratificazione del mondo esterno e in questo modo aiutano la mente ad essere introspettiva, e incominciare il viaggio interiore, cioè trovare la sede dell'esistenza (il Veggente, o l'anima).
Dopo questi cinque passi arriviamo al Dharana, concentrazione. A questo sesto stadio la mente è pronta per rimanere fissa e stabile su un punto, interno o esterno, per molto tempo, senza essere disturbata dai vari pensieri. Solo quando la mente diventa stabile e fissa su un unico pensiero diventa serena, silenziosa.
Dopo aver praticato per molto tempo dharana, l'allievo elevato è pronto per fare dhyana, la meditazione. Il verso 1.23 dei Sutra di Patanjali afferma: Isvara pranidhanat va. In questo verso, attraverso il dhyana il praticante dello Yoga raggiunge la sede dell'Atma (raggiunge il Veggente). In questo momento l'individuo raggiunge il frutto vero dello Yoga: una bellezza, una gioia, uno stato di immensa estasi, raggiunge la maturità dell'essere (il samadhi).
Attraverso gli insegnamenti di Iyengar e attraverso gli strumenti che offre la filosofia di Patanjali, ognuno di noi può fare uno scatto evolutivo su tutti i piani, fisico, energetico e mentale. Io consiglio a tutti gli allievi dello Yoga i Sutra di Patanjali, perché ci danno l'aiuto necessario per superare i vari ostacoli che si presentano lungo il cammino dello Yoga e giungere alle alte vette, liberandoci da mali e sofferenze varie.
E' importante armonizzare tutti i nostri veicoli dell'atma in modo che essa si possa esprimere nella sua totalità.
I problemi nascono quando si crea un conflitto tra la nostra mente e l'anima. La nostra mente viene educata per le conquiste esterne ma queste non sono sufficienti per essere in pace e felici. La nostra mente deve essere educata per entrare in profondità, per arrivare a stare in contatto con il sé: la vera felicità è nell' atma (nell'anima). L' anima possiede infinite qualità, ma queste qualità vengono coperte dalla mente se questa non è pacifica e purificata. Anche le malattie vengono da un conflitto tra mente e anima, tra una mente molto materiale e l'esigenza dell'anima che invece vuole nutrirsi di cibo ed energia spirituale. Le sofferenze che sono nel mondo, quindi, sono dovute perché l'uomo cammina con pensieri sbagliati, cioè va contro corrente, non si conosce e non soddisfa le sue esigenze profonde. L'universo ha le sue leggi, l'uomo è anche figlio dell' universo; se non riusciamo ad armonizzare la nostra vita con le leggi cosmiche, soffriamo.
In questa situazione, lo Yoga viene in soccorso all'uomo: attraverso i mezzi che lo Yoga mette a disposizione, possiamo superare tutte queste difficoltà e andare oltre, verso la pace, l'armonia e la gioia. Lo Yoga è anche scienza: se lo portiamo nella nostra vita, avvengono in noi dei cambiamenti profondi. Yama e Nyama (ovvero, i precetti dello Yoga) sono le regole che ci fanno vivere in un modo elevato; le Asana (cioè, le posture) rendono il corpo forte, sano e puro; il Pranayama (cioè il respiro) rende la mente chiara e concentrata, libera dai grossolani attaccamenti; Dhyana (cioè la meditazione) ci porta alla nostra vera essenza. Bisogna cercare di fare Yoga con la giusta attitudine e capire in profondità lo scopo e il fine dello Yoga, altrimenti il lavoro rimane incompleto. Attraverso i mezzi dello Yoga bisogna arrivare alla nostra vera essenza.
Gurugii, Mr Iyengar, nel suo libro "L'albero dello Yoga" spiega che, per assaggiare il frutto, che è il Samadhi (ovvero, la gioia che viene dall'anima) tutte le parti dell'albero devono funzionare bene: radici, tronco, foglie e fiori.
Lo Yoga che viene insegnato ai corsi e ai seminari è quello della Scuola Iyengar Yoga, le cui caratteristiche sono l'accuratezza, l'allineamento e la simmetria delle posizioni. La Scuola è stata fondata dal Maestro Iyengar che ha lavorato su se stesso per circa ottanta anni. Tra i risultati della pratica di Iyengar Yoga si ha che le articolazioni diventano più stabili, la muscolatura si armonizza e si rinforza, gli organi interni ne traggono un grande giovamento.